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04 maggio 2024 - Attualità - Usa - Il Giornale
Infiltrati, agitatori e finanziatori esteri Ecco chi manovra gli studenti americani
La moglie velata di un terrorista, il gruppo mascherato in mimetica che si muove come in guerra, l’agitatrice di professione pagata a giornata ed i gruppi di azione palestinesi annidati negli atenei. Proteste e occupazioni in 60 campus americani, che hanno portato a oltre duemila arresti, sono infiltrati da professionisti del disordine, che ricevono soldi dall’estero. Il primo a denunciare «agitatori esterni» fra gli studenti è stato il sindaco di New York, Eric Adams, riferendosi ai disordini alla Columbia univeristy. «Non sono qui per promuovere la pace o l’unità ma per creare discordia e divisioni» ha detto Adams sugli infiltrati. Rebecca Weiner, vice commissario per l’intelligence a New York, ha rivelato che si tratta di «gente nota alla polizia».
In un video si nota Lisa Fithian, un’agitatrice di professione da decenni, che si fa pagare 300 dollari al giorno, mentre spiega agli studenti come devono occupare un edificio. Alcune foto immortalano Nahla, la moglie di Sami Al-Arian che nel 2005 ha ammesso di raccogliere fondi per la Jihad islamica sulla lista nera delle organizzazioni terroristiche. La donna è stata fotografata davanti ad una tenda degli occupanti durante le proteste filo palestinesi all’Ivy League campus.
Weiner ha chiaramente denunciato che gli «studenti non sono arrivati sapendo come barricarsi dentro e alzare barriere. I responsabili sono istigatori e agitatori esterni». Ad Austin è comparso un gruppo ben inquadrato, in mimetica e mascherato, i «veterani contro il genocidio a Gaza» che non erano studenti e provocavano la polizia per scatenare una reazione.
«Quello che stiamo vedendo in Usa e in Gran Bretagna non sono manifestazioni per la pace, bensì richiami alla guerra contro Israele, gli ebrei e l’Occidente - spiega Giovani Giacalone esperto di terrorismo islamico - Nei campus americani una cospicua parte dei manifestanti sono soggetti estranei all’ambiente universitario, alcuni già noti come estremisti. Sta poi emergendo la questione dei fondi dal Qatar.
Credo che ci troviamo davanti a sommosse organizzate ad hoc da fuori».
Gran parte delle proteste nelle università americane sono state coordinate dagli Studenti per la giustizia in Palestina (Sjp), un gruppo con 250 rappresentanze in tutti gli Stati Uniti. L’organizzazione è stata fondata dal rettore dell’università di Berkeley, Hatem Bazian, che ha ripetutamente giustificato l’Intifada e gli attacchi terroristici contro Israele. Sjp ha ricevuto appoggio organizzativo e aiuti dai Musulmani americani per la Palestina, un’associazione no-profit sotto inchiesta in Virginia con l’accusa di derivare da un’organizzazione che raccoglieva fondi per Hamas.
Un altro gruppo filo palestinese, Samidoun, starebbe gettando benzina sul fuoco delle proteste. I vertici sarebbero composti da membri in servizio o veterani del Fronte popolare di liberazione per la Palestina.
I soldi e gli agitatori di professione, che hanno aizzato la rivolta alla Columbia university arriverebbero dal Forum popolare, un’associazione che ospita spesso eventi di propaganda dei regimi venezuelano e cubano. Oltre 100 attivisti mascherati del gruppo si sono riuniti nel quartier generale di Manhattan per pianificare «la resistenza». Dopo l’adunata, Manolo De Los Santos, direttore del Forum, ha annunciato che «daremo a Joe Biden un’estate calda» e accusato i «sionisti» della Columbia di «voler assomigliare ai loro padroni in Israele». Nei giorni seguenti l’università è stata presa d’assalto.
[continua]

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29 maggio 2015 | Radio sportiva | intervento
Usa
La corruzione del calcio internazionale
Un dossier del 2013 già svelava il marcio dell’inchiesta che sta sconvolgendo il calcio internazionale. Da alloggi di lusso alle Bahamas e Miami al buco nero di un centro di eccellenza a Trinidad, fino a tangenti e addirittura soldi spariti per il terremoto di Haiti. Il gatto era Chuck Blazer l’ex segretario generale della Federazione calcistica del Nord, Centro America e Caraibi. Nel 2013 ha accettato “segretamente” una prima condanna e restituito 1,9 milioni di dollari. L’Fbi l’ha usato come “pentito” per scoperchiare il pentolone. La volpe è ancora oggi Jack Warner ex presidente della stessa Federazione e vice della Fifa, uno dei pezzi grossi finito nell’inchiesta. Per oltre un decennio il gatto e la volpe si coprivano a vicenda accumulando fortune milionarie grazie ai maneggi.

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