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Reportage
19 aprile 2025 - Moneta - Mozambico - Il Giornale |
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A bordo dell’astronave che fa il pieno di gas dalle viscere del mare |
L’Una giornata sulla Coral Sul, gioiello tecnologico dell’Eni che spinge i propri tubi fino a 4mila metri di profondità al largo del Mozambico. Il più grande impianto di liquefazione al mondo elicottero vira e appare il gigante del mare, l’unica “nave” al mondo per la produzione di gas liquefatto in acque ultra profonde. I sei pozzi sono a 2mila metri di profondità e i tubi proseguono bucando il fondale marino per altri due chilometri e mezzo fino all’enorme giacimento scoperto dall’Eni. A sole 34 miglia da Palma, nel nord del Mozambico, la Coral Sul è il fiore all’occhiello dell’Ente nazionale idrocarburi fondato da Enrico Mattei. Un gioiello tecnologico lungo 432 metri, color arancione, con un groviglio di tubi e delle piccole fiammelle sprigionate da un’alta torre, unico segno visibile del gas. «Siamo dei pionieri - afferma Simone Senna, responsabile di Coral Sul - Lavorare in un impianto del genere è un orgoglio nazionale per noi e per tutti i colleghi mozambicani». L’Eni ha investito nel progetto al largo del Mozambico 7 miliardi di dollari. Dal 2022 l’impianto ha una capacità di liquefazione di 3,4 milioni di tonnellate di gas naturale l’anno. Il “tesoro” a 4.500 metri di profondità, nel bacino di Rovuma, è di 2.500 miliardi di metri cubi di gas, una quantità enorme. «Abbiamo appena completato il centesimo carico di gas liquefatto sulla navi che lo trasportano in tutto il mondo» spiega Marica Calabrese, manager dell’Eni in Mozambico, spigliata e occhioni azzurri. La sala di controllo a poppa sembra la plancia di un’astronave. Josè Cleriston Zua è incollato a grandi schermi: «Monitoriamo e controlliamo i sei pozzi, 24 ore al giorno». Non mancano sonar, radar, telecamere a infrarossi e imbarcazioni d’appoggio pronte a sventare eventuali minacce. «L’analisi del rischio conferma che non ci sono pericoli di attacchi e sabotaggi. Siamo in mezzo al mare», sottolinea Calabrese. Le coste mozambicane non sono molto lontane e dal 2017 la provincia settentrionale di Cabo Delgado è infestata da un’insorgenza islamica, che si ispira allo Stato islamico. Gli arabi o jihadisti stranieri sono pochi e annidati nella basi immerse nella foresta. La giovane manovalanza viene arruolata da emissari che pagano le famiglie più povere e numerose fino a 6mila euro per consegnare un figlio maschio. L’ultimo attacco ai primi di aprile, con tanto di bandiere nere del Califfato che sventolavano nel villaggio dato alle fiamme, è avvenuto ad un centinaio di chilometri di distanza della base di Eni a Pemba, un piccolo fortino. «Gli introiti per il governo di Maputo sono enormi - dichiara Calabrese - Parliamo di circa 16 miliardi di dollari di entrate (in 25 anni nda) e abbiamo creato 1400 posti di lavoro, diretti e indiretti. Fino ad oggi le imprese mozambicane hanno ottenuto contratti per 800 milioni di dollari». A bordo della Coral Sul vivono 250 persone, di diverse nazionalità, che si mescolano in una mini cittadella con tanto di palestra, sala relax con l’immancabile biliardino e un cinema dove si esibisce un’ottima band mozambicana composta da chi lavora sull’impianto. Per entrare nell’area ad alta sicurezza della “nave”, in pratica tre quarti dello scafo verso prua, bisogna indossare caschetto, tuta arancione, scarpe protette ed è proibito qualsiasi strumento elettronico. Il gas arriva attraverso la “torretta”, una struttura fissa capolinea dei tubi immersi nel giacimento. La piattaforma galleggiante gira attorno alla torretta ed il gas «viene portato a -162 gradi trasformandolo in liquido per poterlo caricare sulle navi», spiega Calabrese. L’Eni è orgoglioso dei progetti a favore della popolazione, non solo nell’area di Pemba. «Ad oggi abbiamo investito circa 20 milioni di dollari puntando sugli ospedali, le scuole, l’agricoltura, i pozzi d’acqua - sostiene la responsabile in Mozambico Stimiamo che con questa iniziative i benefici abbiano coinvolto circa mezzo milione di persone». Letti della terapia intensiva e una preziosa Tac sono stati consegnati all’ospedale provinciale di Pemba. L’istituto industriale e commerciale, rinnovato da Eni, ha 570 studenti che diventeranno elettricisti, contabili, meccanici e tecnici del gas. L’investimento di 3 milioni di dollari di Eni riguarda anche «le borse di studio per gli studenti che fuggono dalla zone infestate dal terrorismo» spiega il direttore della scuola professionale, Mussa Caisse. Abdalla Sulaine, che vuole diventare elettricista, ha dovuto lasciare la sua casa davanti ai raid jihadisti. «All’improvviso siamo stati attaccati - ricorda il ragazzo musulmano - E’ stato un giorno terribile e hanno ordinato a tutti di pregare “altrimenti vi ammazziamo, compresi i bambini”. Dicono di essere soldati di Allah, ma Dio non manda nessuno ad uccidere».
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[continua] |
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26 maggio 2015 | Il caffè di Rai uno | reportage
Almerigo il giornalista caduto e dimenticato
L'ultima pagina del diario di guerra in Mozambico di Almerigo Grilz ucciso il 19 maggio 1987 mentre filmava uno scontro a fuoco fra ribelli e governativi. "La sveglia è chiamata dopo le 5, che è ancora buio. Fa freddo, l'erba è umida e c'è una nebbiolina brinosa tutto attorno. Riteniamo opportuno iniziare la giornata con un sorso di whisky, che fa l'effetto di una fiammata in gola".
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