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Articolo
19 giugno 2025 - Il fatto - Iran - Il Giornale |
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Armi e rifornimenti adesso scarseggiano: ecco chi aiuta i due Stati |
Fausto Biloslavo "Nel nome del nobile Haidar, la battaglia ha inizio” è la chiamata alle armi con citazione del primo imam, successore di Maometto per gli sciiti, della guida suprema Alì Khamenei chiuso in un bunker alle porte di Teheran. Una battaglia con sempre meno missili che rischiano di finire presto fra bombardamenti e lanci verso lo Stato ebraico. Anche sul fronte israeliano scarseggiano gli intercettori anti missile Arrow (dardo) e le scorte di bombe reggono grazie alle forniture dello zio Sam. La prossima settimana sarà decisiva con l’arrivo nelle ultime ore alla base nell’oceano indiano di Diego Garcia degli Spirit, i bombardieri strategici B-2 americani, gli unici in grado di colpire in profondità i siti nucleari iraniani con le GBU-57 da 14 tonnellate. “Finiranno prima i missili iraniani rispetto alle scorte di bombe dei caccia israeliani” è convinto il generale in congedo Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare. La repubblica islamica ha già perso il 30-40% dei missili e rampe di lancio sotto i bombardamenti. I Pasdaran, nonostante la decapitazione dei vertici, hanno lanciato contro Israele circa 400 missili balistici. Il 5-10% è riuscito a bucare i quattro scudi difensivi colpendo obiettivi militari e civili. Ieri hanno annunciato di avere utilizzato con successo i missili ipersonici Fattah-1 capaci di manovrare eludendo gli intercettori. “Martedì hanno lanciato 30 missili, rispetto all’inizio che erano tre volte tanto. In tutto si stima che ne avessero 2mila capaci di arrivare fino in Israele, ma molti sono stati distrutti al suolo. Penso che gli iraniani siano già agli sgoccioli” osserva Vincenzo Camporini, che è stato pilota e capo di Stato maggiore della Difesa. Una fonte del Giornale, che monitorizza la situazione, rivela che l’attenzione è focalizzata proprio sull’esaurimento dell’arsenale e possibili forniture. “Gli unici che potrebbero aiutare l’Iran sono i nord coreani - spiega - che avevano rapporti pregressi propio per la tecnologia missilistica”. Però trasportare in questo momento carichi di missili per gli iraniani è un’impresa ardua. “Ci sono punti di passaggio possibili, sia navali che terrestri, già utilizzati per rifornire la Russia contro l’Ucraina, super controllati” conferma la fonte. La superiorità aerea israeliana “costa” in termini di munizionamento su bersagli distanti 1500 chilometri. Da venerdì scorso, prima notte dei raid, l’Idf, le Forze di difesa israeliane hanno colpito 1100 obiettivi. Oltre ai siti del programma nucleari la priorità sono le forze missilistiche a lungo raggio e le fabbriche che producono i vettori. Solo nella notte fra martedì e mercoledì 25 caccia hanno colpito “40 infrastrutture missilistiche indirizzate verso Israele compresi arsenali”. Camporini fa notare che “la produzione interna non è sufficiente per il ritmo di consumo del munizionamento, ma ci sono i rifornimenti dagli Usa”. Il problema più urgente è lo scudo dello stato ebraico a corto degli anti missile Arrow, che devono intercettare proprio i balistici più pericolosi. “Il sistema di allarme, grazie ad un’insieme di informazioni che arrivano da satelliti, droni e altro calcola con l’intelligenza artificiale, possibile traiettoria e punto di impatto” spiega la fonte del Giornale. “Esistono delle priorità come infrastrutture strategiche e critiche, che vanno protette ad ogni costo - continua - Se non hai abbastanza Arrow devi fare delle scelte su quale missile in arrivo intercettare. Gli altri bucano la difesa”. Gli israeliani non hanno problemi di carburante e rifornimento in volo dei caccia. Le riserve sono sufficienti e pure gli aerei cisterna. Il Pentagono, però, ha spostato negli ultimi giorni verso l’Europa ed il Mediterraneo, dalla Spagna ad Aviano fino alla base Nato di Incirlik in Turchia, 36 aerei cisterna come i KC-135R/T e KC-46A. I B-2 arrivati a Diego Garcia hanno nel ventre le “massive ordnance penetrator”, ordigni che dovrebbero perforare i bunker fino a 90 metri sottoterra. Camporini, però, è scettico: “Anche queste bombe potrebbero non riuscire a sfondare il sistema incavernato in profondità dei siti nucleari iraniani”. |
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26 giugno 2009 | SkyTG24 | reportage
Il G8 a Trieste e la crisi iraniana
Cosa succederà in Iran? Gli oppositori verranno messi a tacere dalla repressione, ma la crisi lascerà il segno.
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