
|
Articolo
22 giugno 2025 - Il fatto - Medio Oriente - Il Giornale |
|
Allerta in Irak, Kuwait e Libano I militari italiani si organizzano per prevenire attacchi filo Iran |
Fausto Biloslavo Truppe italiane a rischio se gli Usa bombardassero l’Iran. Le milizie sciite in Iraq, Libano e Yemen hanno minacciato di colpire gli americani, ma a parte gli Houti che continuano a lanciare missili, gli altri giannizzeri di Teheran non hanno sparato un colpo dall’attacco israeliano. Il contingente italiano più vicino alla linea del fronte è composto dai 1100 uomini in Iraq e Kuwait. L’italia partecipa anche all’operazione Agenor che garantisce la sicurezza dello stretto di Hormuz, zona calda minacciata dagli iraniani, con un contributo nazionale previsto di 2 assetti aerei ed una nave che al momento non è dispiegata in teatro. In Iraq ci sono stati degli spostamenti minimi, “per esigenze di maggiore operatività” fanno sapere fonti della Difesa, ma nessuna evacuazione. Anche se le milizie filo iraniane sono, a parole, sul piede di guerra. Un’area sempre a rischio è il mar Rosso dove opera il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria nella missione europea Apsides, che fronteggia missili e droni dello Yemen scortando il naviglio mercantile. Hezbollah in Libano ha annunciato rappresaglie se gli israeliani uccideranno la guida suprema iraniana Alì Khamenei. In mezzo ci sono sempre i caschi blu italiani con la novità che dal 24 giugno il generale Diodato Abagnara assumerà il comando di tutta la missione Unifil nel sud del Libano. I nostri militari non hanno un’adeguata protezione anti missili e l’unica alternativa, se riesplode il conflitto fra Hezbollah ed Israele, è chiudersi nei bunker. Un paio di giorni fa i responsabili del Dipartimento di stato al Baghdad support center, un’area protetta vicino all’aeroporto della capitale irachena, hanno indetto una riunione con gli alleati, compresi gli italiani, spiegando che è prevista l’evacuazione se Trump deciderà di attaccare l’Iran. Alcuni carabinieri, che addestrano la polizia federale, sono stati spostati da Nord nel Kurdistan iracheno a Sulemanya, ad un'ora dal confine iraniano e altri da Baghdad in Kuwait nella base aerea di Ali Al Salem. Nessuna riduzione di truppe o evacuazione, ma "ridisposizione in altre basi" fanno sapere dalla Difesa. Quella più a rischio, oltre Baghdad, è il campo Singara ad Erbil, capoluogo del Kurdistan, con 700 uomini fra componente terrestra ed aerea. In Kuwait abbiamo droni Predator e caccia Eurofighter, ma solo per ricognizione ed esercitazioni. Gli stessi iraniani hanno lanciato in passato missili sulla base americana di Erbil, all’aeroporto, accanto alla nostra, ma ben difesa da intercettori Patriot e dal sistema anti drone Coyote. Dopo l’attacco israeliano un velivolo senza pilota è stato abbattuto mentre si avvicinava al consolato americano di Erbil. “Dal 2023 abbiamo registrato dozzine gli attacchi delle milizie filo iraniane alle basi alleate in Iraq - spiega una fonte militare del Giornale - Ma nell’ultima settimana sono molto cauti. Il governo iracheno e gran parte della popolazione non vuole un’altra guerra in casa”. Le milizie filo iraniane più estremiste come Kataib Hezbollah e Nujaba promettono sfracelli, ma il vero problema è che i gruppi armati sciiti, sotto il cappello delle Forze di mobilitazione popolare sono praticamente integrati nell’esercito iracheno. Un fronte che potrebbe riesplodere è quello di Hezbollah nel Sud del Libano, dove abbiamo 1256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. E ieri gli Houti hanno annunciato che "se gli Stati Uniti parteciperanno all’aggressione contro l'Iran attaccheremo le loro navi commerciali e da guerra nel Mar Rosso". In mezzo c’è anche nave Doria e davanti allo stretto di Bab el Mandeb e lo Yemen la base italiana Amedeo Guillet a Gibuti. |
[continua] |
|
|
radio

|
19 maggio 2012 | Radio Uno | intervento |
Medio Oriente
Le primavere arabe diventate autunno
Al festival "è storia" di Gorizia le "notti bianche" di Radio Uno sulle primavere arabe che sono già diventate autunno.
|

|
12 marzo 2003 | Radio 24 Nove in punto | intervento |
Medio Oriente
Embedded per l'invasione dell'Iraq/1
Avrei dovuto andare embedded con i reparti corazzati americani che si preparavano ad attaccare l'Iraq, ma poi non c'era posto. Allora ho raccontato lo stesso l'invasione seguendo le truppe alleate autonomamente, a mio rischio e pericolo. Con una jeep noleggiata in Kuwait ho percorso nel deserto iracheno 4325 chilometri di guerra, durante il mese di battaglia dell'invasione
|

|
12 marzo 2003 | Radio 24 Nove in punto | intervento |
Medio Oriente
Embedded per l'invasione dell'Iraq/2
Avrei dovuto andare embedded con i reparti corazzati americani che si preparavano ad attaccare l'Iraq, ma poi non c'era posto. Allora ho raccontato lo stesso l'invasione seguendo le truppe alleate autonomamente, a mio rischio e pericolo. Con una jeep noleggiata in Kuwait ho percorso nel deserto iracheno 4325 chilometri di guerra, durante il mese di battaglia dell'invasione
|

|
27 maggio 2006 | Radio 24 | intervento |
Medio Oriente
Iraq, il sequestro di Enzo Baldoni
Venerdì 20 agosto 2004. Il giornalista Enzo Baldoni, è scomparso in Iraq, insieme al suo autista, accompagnatore ed interprete Garib. Baldoni collabora con il settimanale Diario diretto da Enrico Deaglio. 26 agosto, intorno alle 23. L'emittente Al Jazeera annuncia la morte di Enzo Baldoni. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.
|
|
|
|
|