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Artciolo
30 agosto 2025 - Attualità - Italia - Il Giornale |
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Il ritorno dello Stato islamico e l’ombra dei “lupi grigi” Ankara crocevia delle minacce |
Fausto Biloslavo La Turchia rimane un crocevia di minacce dai terroristi della guerra santa, all’ultra destra dei Lupi grigi fino alla potente criminalità organizzata con addentellati anche in Italia. L’allarme dei nostri servizi su un possibile attentato a Papa Francesco, poche settimane prima della visita a Trieste, è arrivato da un paese del Medio Oriente. E faceva riferimento all’Isis Khorasan, la costola afghana e più temibile dello Stato islamico. Forse non è un caso che in luglio dello scorso anno, poco dopo la visita di Papa Francesco a Trieste, le forze di sicurezza turche hanno smantellato una rete dell’Isis-K arrestando 72 sospetti terroristi. Da gennaio 2024 le retate si erano susseguite portando in carcere 300 sospetti jihadisti. La cellula scoperta a Ba?ak?ehir, distretto nella parte europea di Istanbul, composta da centro asiatici e caucasici, era accusata di avere organizzato l’attacco alla parrocchia francescana di Santa Maria. Secondo i dati dell’Europol «il numero di attentati e attacchi pianificati» dall’Isis «è più che quadruplicato» dal 2022. E il reclutamento si sta abbassando ad adolescenti fra i 13 e i 19 anni. I capi dell’Isis-K in Siria e Afghanistan avevano ordinato di attaccare anche il Parlamento turco e caserme delle forze dell’ordine ed esercito prima delle retate. I Lupi grigi, ultranazionalisti di estrema destra, non sono più la forza paramilitare di un tempo, da dove arrivava Alì Agca condannato per avere sparato a Giovanni Paolo II del 1981 in piazza san Pietro. Nell’era di Erdogan le componenti islamiste ed euroasiatiche hanno preso il sopravvento ed i Lupi grigi vengono utilizzati all’estero, infiltrati nelle comunità turche. Paesi come la Francia li hanno messi al bando e il connubio con la criminalità organizzata ha spostato alcune frange nel traffico di droga. In Germania e Austria rimangono ben radicati e sono tornati sotto i riflettori durante gli Europei di calcio dello scorso anno. La nazionale turca guidata da Vincenzo Montella aveva sconfitto l’Austria, ma in segno di vittoria il difensore Merih Demiral ha esultato mimando il gesto del lupo grigio con le dita, simbolo distintivo degli estremisti utilizzati in passato come sicari del potere contro la sinistra ed i curdi. Se il turco in carcere a Trieste è “solo” un criminale, la mafia turca rappresenta una delle organizzazioni più pericolose in Europa. I gruppi noti e potenti sono quelli del Mar Nero, i curdi Zaza e la rete Mhallami. Lo scorso anno è stato arrestato in Italia, Bari? Boyun, pezzo grosso della criminalità organizzata legato ai curdi e sospettato di contatti con la ’ndrangheta. Il suo braccio destro gestirebbe pure il traffico di esseri umani. A sua volta esponenti del crimine organizzato in Italia hanno trovato riparo in Turchia come latitanti. Il paese è un crocevia del traffico di stupefacenti e la mafia locale collabora con quella bulgara nel mercato dell’eroina, che arriva pure in Italia. Non solo: fra i porti di Mersin e l’hub nell’entroterra turco di Adana, i trafficanti di esseri umani avrebbero fatto riferimento, nell’ambito di procedimenti penali, agli “amici italiani”. |
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16 marzo 2012 | Terra! | reportage
Feriti d'Italia
Fausto Biloslavo racconta le storie di alcuni soldati italiani feriti nel corso delle guerre in Afghanistan e Iraq.
Realizzato per il programma "Terra" (Canale 5).
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03 febbraio 2012 | UnoMattina | reportage
Il naufragio di nave Concordia e l'allarme del tracciato satellitare
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10 giugno 2008 | Emittente privata TCA | reportage
Gli occhi della guerra.... a Bolzano /2
Negli anni 80 lo portava in giro per Milano sulla sua 500, scrive Panorama. Adesso, da ministro della Difesa, Ignazio La Russa ha voluto visitare a Bolzano la mostra fotografica Gli occhi della guerra, dedicata alla sua memoria. Almerigo Grilz, triestino, ex dirigente missino, fu il primo giornalista italiano ucciso dopo la Seconda guerra mondiale, mentre filmava uno scontro fra ribelli e governativi in Mozambico nell’87. La mostra, organizzata dal 4° Reggimento alpini paracadutisti, espone anche i reportage di altri due giornalisti triestini: Gian Micalessin e Fausto Biloslavo.
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15 marzo 2018 | Radio Radicale | intervento |
Italia
Missioni militari e interesse nazionale
https://www.radioradicale.it/scheda/535875/missioni-militari-e-interesse-nazionale
Convegno "Missioni militari e interesse nazionale", registrato a Roma giovedì 15 marzo 2018 alle 09:23. L'evento è stato organizzato da Center for Near Abroad Strategic Studies. Sono intervenuti: Paolo Quercia (Direttore del CeNASS, Center for Near Abroad Strategic Studies), Massimo Artini (vicepresidente della Commissione Difesa della Camera dei deputati, Misto - Alternativa Libera (gruppo parlamentare Camera)), Fausto Biloslavo (giornalista, inviato di guerra), Francesco Semprini (corrispondente de "La Stampa" da New York), Arije Antinori (dottore di Ricerca in Criminologia ed alla Sicurezza alla Sapienza Università di Roma), Leonardo di marco (generale di Corpo d'Armata dell'Esercito), Fabrizio Cicchitto (presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa). Tra gli argomenti discussi: Difesa, Esercito, Esteri, Forze Armate, Governo, Guerra, Informazione, Italia, Ministeri, Peace Keeping, Sicurezza. La registrazione video di questo convegno ha una durata di 2 ore e 46 minuti. Questo contenuto è disponibile anche nella sola versione audio
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27 gennaio 2020 | Radio 1 Italia sotto inchiesta | intervento |
Italia
Esercito e siti ebraici
Fausto Biloslavo
I nostri soldati rispettano la giornata della Memoria dell’Olocausto non solo il 27 gennaio, ma tutto l’anno. L’esercito, con l’operazione Strade sicure, schiera 24 ore al giorno ben 700 uomini in difesa di 58 siti ebraici sul territorio nazionale. Tutti obiettivi sensibili per possibile attentati oppure oltraggi anti semiti.
“Per ora non è mai accaduto nulla anche grazie alla presenza dei militari, che serve da deterrenza e non solo. Il senso di sicurezza ha evitato episodi di odio e minacce ripetute come in Francia, che rischiano di provocare un esodo della comunità ebraica” spiega una fonte militare de il Giornale.
I soldati, che si sono fatti le ossa all’estero, sorvegliano, quasi sempre con presidi fissi, 32 sinagoghe o tempi ebraici, 9 scuole, 4 musei e altri 13 siti distribuiti in tutta Italia, ma soprattutto al nord e al centro. La città con il più alto numero di obiettivi sensibili, il 41%, è Milano. Non a caso il comandante del raggruppamento di Strade sicure, come in altre città, è ufficialmente invitato alle celebrazioni del 27 gennaio, giorno della Memoria.
Lo scorso anno, in occasione dell’anniversario della nascita dello Stato di Israele, il rappresentante della comunità ebraica di Livorno, Vittorio Mosseri, ha consegnato una targa al comandante dei paracadustisti. “Alla brigata Folgore con stima e gratitudine per il servizio di sicurezza prestato nell’ambito dell’operazione Strade sicure contribuendo con attenzione e professionalità al sereno svolgimento delle attività della nostro comunità” il testo inciso sulla targa.
In questi tempi di spauracchi anti semiti l’esercito difende i siti ebraici in Italia con un numero di uomini praticamente equivalente a quello dispiegato in Afghanistan nel fortino di Herat. Grazie ad un’esperienza acquisita all’estero nella protezione delle minoranze religiose, come l’antico monastero serbo ortodosso di Decani in Kosovo.
“In ogni città dove è presente la comunità ebraica esiste un responsabile della sicurezza, un professionista che collabora con le forze dell’ordine ed i militari per coordinare al meglio la vigilanza” spiega la fonte del Giornale. Una specie di “assessore” alla sicurezza, che organizza anche il sistema di sorveglianza elettronica con telecamere e sistemi anti intrusione di avanguardia su ogni sito. Non solo: se in zona appare un simbolo o una scritta anti semita, soprattuto in arabo, viene subito segnalata, fotografata, analizzata e tradotta. “I livelli di allerta talvolta si innalzano in base alla situazione internazionale” osserva la fonte militare. L’ultimo allarme ha riguardato i venti di guerra fra Iran e Stati Uniti in seguito all’eliminazione del generale Qassem Soleimani.
Roma è la seconda città per siti ebraici presidiati dai militari compresi asili, scuole e oratori. Le sinagoghe sono sorvegliate pure a Napoli, Verona, Trieste e quando necessario vengono disposte le barriere di cemento per evitare attacchi con mezzi minati o utilizzati come arieti. A Venezia i soldati garantiscono la sicurezza dello storico ghetto. A Livorno e in altre città sono controllati anche i cimiteri ebraici. Una residenza per anziani legata alla comunità è pure nella lista dei siti protetti a Milano. Ed i militari di Strade sicure nel capoluogo lombardo non perdono d’occhio il memoriale della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler.
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06 settembre 2018 | Radio immaginaria | intervento |
Italia
Teen Parade
Gli adolescenti mi intervistano sulla passione per i reportage di guerra
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20 giugno 2017 | WDR | intervento |
Italia
Più cittadini italiani con lo ius soli
Estendere la cittadinanza italiana ai bambini figli di stranieri? È la proposta di legge in discussione in Senato in questi giorni. Abbiamo sentito favorevoli e contrari.
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24 maggio 2010 | Radio Padania Libera | intervento |
Italia
Proselitismo islamico dietro le sbarre
“Penso che sia giusto se alcuni musulmani combattono la guerra santa contro gli americani in paesi che non sono la loro terra”. Dopo un lungo girarci attorno Kamel Adid sorprende un po’ tutti, quando sputa il rospo. La domanda riguardava i mujaheddin, i musulmani pronti a morire per Allah, contro l’invasore infedele. Tre soldati della guerra santa, arrivati un paio di mesi fa da Guantanamo, sono rinchiusi poco più in là, nel reparto di massima sicurezza del carcere di Opera, alle porte di Milano.
Adid è un giovane marocchino di 31 anni con barbetta islamica d’ordinanza e tunica color noce. Nel carcere modello di Opera fa l’imam dei 44 musulmani detenuti, che frequentano una grande sala adibita a moschea. Un predicatore fai da te, che di solito parla un linguaggio moderato e ti guarda con occhioni apparentemente timidi.
Deve scontare ancora due mesi di pena per un reato legato alla droga e da pochi giorni è stato trasferito in un altro istituto. “Quelli che si fanno saltare in aria subiscono il lavaggio del cervello – si affretta a spiegare l’autonominato imam – Noi abbiamo riscoperto la fede in carcere. Pregare ci da conforto, ci aiuta ad avere speranza”.
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