image
Reportage
04 marzo 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale
Non solo la Crimea. Filorussi all’assalto in altre città dell’est
Ultimatum dei russi alle basi ucraine che non si arrendono, poi smenti­to, mentre la fetta orientale del Paese, filo Mosca, esplode. Sce­ne da 8 settembre nel quartier ge­nerale della guardia di frontiera a Simferopoli, capitale della Crimea e minoranza tartara che implora «la protezione interna­zionale dall’occupazione rus­sa ». Alexander Vitko, comandan­te della flotta russa del Mar Ne­ro, avrebbe lanciato ieri un ulti­matum ai militari ucraini, che ancora non si arrendono in Crimea. Entro le 5 di oggi le basi che resistono, forse una decina, devono consegnare le armi altri­menti rischiano l’assalto. Lo ha rivelato il ministero della Difesa di Kiev, ma in realtà i russi intima­no ogni giorno alle caserme cir­condate di arrendersi. Poche ore dopo Mosca avrebbe smenti­to la notizia secondo la Bbc. A Simferopoli, la capitale del­la penisola, i russi hanno blocca­to con grossi camion militari gli ingressi del quartier generale delle guardie di frontiera, che an­cora resistono in alcune zone della penisola. All’interno va in scena l’8 settembre della Crimea. Un giovane ufficiale in mimetica ha lo sguardo dispera­to. «Non potrei neppure parlare, ma la situazione è tesissima ­spiega con i nervi a fior di pelle - . Le truppe russe sono dentro e non sappiamo cosa dobbiamo fare». Altri militari stanno scap­pando vestiti in borghese, ma si portano via i giubbotti antipro­iettile. Il colonnello Andreas Ba­san è passato con i filo russi e di­chiara tranquillo: «Le comunica­zioni con Kiev sono interrotte. Ri­spondiamo agli ordini del pote­re locale». La minoranza tartara (15% del­la popolazione) è terrorizzata dall’arrivo dei soldati russi sen­za mostrine ed insegne. Nel sob­borgo della capitale, Belo 2, ogni notte fino alle sei del mattino gli uomini pattugliano l’area per ti­more di rappresaglie dei filo rus­si. I tartari sono stati decimati da Stalin con la deportazione nel 1944 e vedono Mosca come il dia­volo. «Vi imploro, abbiamo pau­ra, la comunità internazionale deve proteggerci dall’occupa­zione russa oppure finiremo co­me nell’ex Jugoslavia» dichiara Zarema Sultanova.Tutt’attorno bambini, donne, uomini, anzia­ni, che mostrano la bandiera az­zurra dei tartari. Bakchisaray, 25 chilometri a sud della capitale, è una rocca­forte della minoranza, un terzo dei 30mila abitanti. La base dei militari ucraini è assediata dai russi, ma delle giovani e corag­giose ragazze tartare si fanno strada fra i bestioni in mimetica verde e volto mascherato. «Por­tiamo palloncini, arance, biscot­ti ai nostri soldati per allentare la tensione» spiega Elvina con deiprofondi occhi azzurri. Sulla pos­sibilità di secessione della Crimea non ha dubbi: «Se qual­cuno vuole la Russia gli compria­mo un biglietto di sola andata per Mosca».
Elmar e Rustam sono due ra­gazzotti che hanno partecipato agli scontri davanti al Parlamen­to locale con i filo russi, la scorsa settimana, scintilla per la reazio­ne di Mosca. «Abbiamo gridato Gloria all’Ucraina e Allah o ak­bar perché siamo dalla parte dei
 rivoluzionari, ma non dei terrori­sti islamici. Vogliamo solo la ri­nascita dei tartari in Crimea» spiegano i giovani, che di notte pattugliano i loro quartieri.
In giro si vede qualche barbu­to fondamentalista, ma la mag­gioranza dei tartari non vuole scatenare la guerra santa. «Boi­cotteremo il referendum che porterà la Crimea fra le braccia della Russia. Per noi è impensa­bile, ma non abbiamo un altro posto dove andare» spiega Femi
 Umarov, un omaccione con le la­crime agli occhi.
La crisi in Crimea si sta espan­dendo ad altre città chiave del­l’Ucraina. A Odessa filorussi e pro Maidan si sono scontrati a colpi di spranga. Il governo regio­nale ha respinto la richiesta di un referendum sulla maggiore autonomia, anticamera della se­cessione. A Donetsk, ex feudo del presidente deposto Viktor Yanukovich, è esplosa la rivolta filo russa. Sul palazzo del gover­no regionale occupato hanno is­sato la bandiera di Mosca. Pavel Gubarev, comandante della mi­lizia del Donbass, dichiara di «aver preso il potere». Il Parla­mento ha indetto lo stesso refe­rendum della Crimea per unirsi alla madre Russia.
Il premier ucraino, Arseny Yat­seniuk, tenta di gonfiare i musco­li: «Alle truppe russe non sarà permesso di fare irruzione nelle regioni orientali». Il Paese ri­schia di spaccarsi in due.
 

video
07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

play
02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

play
20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

play
[altri video]
radio

16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


play

26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

play

27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


play

[altri collegamenti radio]