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Reportage
12 marzo 2014 - Esteri - Ucraina - Giornale del Popolo
Ma nessuno osa sparare il primo colpo

La colonna di una ventina di camion russi zeppi di soldati in assetto da combattimento e scortati dai blindati avanza velocemente verso la base ucraina di Perivalnoje. I soldati di Mosca piazzano il campo in una spianata e con i giornalisti sostengono di essere volontari filo russi locali, ma non è così. Trentasei chilometri a sud est della capitale della Crimea, Simferopoli, la 36° brigata della guardia costiera è una delle ultime ridotte ucraine nella penisola, che non si arrende ai russi e risponde agli ordini di Kiev. I soldati russi con il volto mascherato marciano decisi verso l’ingresso della base. Intimano ad un ufficiale ucraino di arrendersi e consegnare le armi, ma la risposta del comandante della brigata di difesa costiera di Perivalnoje, con blindati e carri armati, è niet.

 «Non ce ne andiamo» 

«Noi non ci arrendiamo e non consegnamo le armi - ribadisce il colonnello Sergei Starozhenko -. Se ci attaccano combatteremo». Dentro la base ci sono carri armati e blindati e un numero imprecisato di uomini. Mentre i russi avanzano verso l’ingresso piazzandosi in coppie di soldati lungo il perimetro della base, gli ucraini fanno arrivare un blindato che rombando si piazza dietro il cancello sprangato. Una fila di giovani soldati in assetto da combattimento si schierano davanti. Altri militari corrono verso il perimetro difensivo della base. La situazione è tesa e paradossale. Due eserciti si fronteggiano, ma nessuno vuole sparare il primo colpo. Padre Ivan, della vicina chiesetta ortodossa, interviene spargendo l’acqua santa sui soldati russi ed implorando di non sparare. «Siamo tutti fratelli slavi e cristiani» urla seguito dal diacono che porta una grande croce in legno. Due ufficiali russi si tolgono il cappello militare per farsi benedire. 

«Non ci sarà guerra» 

 

Il colonnello ucraino assicura: «Non ci sarà nessuna guerra. Non ci puntiamo le armi contro e loro non faranno irruzione». A metà mattinata arriva un drappello russo guidato da un militare grosso come un armadio, che si ferma davanti ad un ufficiale fedele a Kiev quasi sull’attenti. E lo informa che il suo comandante vorrebbe incontrare il colonnello ucraino alle 13.30 nel campo russo. Nel frattempo un pugno di civili pianta la bandiera di Mosca vicino a quella ucraina. Altri che hanno appoggiato la rivolta di Maidan li insultano e si rischia la scazzottata mentre il diacono in giubbotto mimetico legge le preghiere. Sembra la scena di un film d’altri tempi. La trattativa non porta a nulla, mentre arrivano notizie da altre parti della Crimea dove unità dell’esercito sono passate armi e bagagli con i filo russi. Nella base della marina militare di Kerch il reparto A-0699 non si è arreso, ma i russi controllano gli accessi. Una decina di navi ucraine a Sebastopoli, quartiere generale della flotta russa del Mar Nero, avrebbero preso il largo. La Crimea è in mano ai russi e il premier rivoluzionario a Kiev, Arseniy Yatsenyuk, annuncia: «Siamo sull’orlo della catastrofe. Non si tratta di una minaccia, ma di una dichiarazione di guerra». 



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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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07 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea arrivano i volontari serbi
SEBASTOPOLI - Folti barboni, mimetiche, coltellacci alla cintola e sulla spalla il teschio con le tibie incrociate, simbolo del sacrificio in nome del popolo slavo. Si presenta così una ventina di cetnici, i paramilitari serbi, arrivati in Crimea per dare man forte ai filo russi. Non è stato facile trovare l’avanguardia dei “lupi” come vengono chiamati i volontari giunti dalla Serbia.

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radio

16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
Ucraina
Una nuova Crimea


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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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