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Articolo
15 aprile 2014 - Esteri - Ucraina - Il Giornale
Una guerra vera non c’è ancora: si sparano le bugie
La«secessione» filo russa è già in atto in una dozzina, forse 15 città dell’Ucrai­na orientale. Un numero di capisaldi che aumenta di ora in ora con assalti di uomi­ni armati agli edifici pubblici. Fra attivisti sulle barricate e paramilitari in assetto da combattimento ci sarebbero 12mila uo­mini pronti a combattere contro Kiev nel sud-est del Paese.
Il presidente, Oleksander Turchynov, ha firmato l’ordine per una vasta opera­zione militare contro i ribelli. Però nelle stesse ore ha sventolato il ramoscello d’ulivo del referendum sul futuro federa­le del paese, cavallo di battaglia degli in­sorti filo Mosca.
L’Ucraina è sull’orlo della guerra civile e basta un niente per far precipitare metà del Paese in un sanguinoso confronto ar­mato fra pro russi e nazionalisti fedeli a Kiev, che porterebbe ad un intervento delle truppe di Mosca dispiegate in forze oltre confine.
Se alla guerra manca poco, quella del­l’informazione con tanto di notizie inven­tate, manipolate e sparate come canno­nate è già iniziata. Il primo aspetto tragi­comico, come era capitato in Crimea, è la minaccia di ultimatum, che cadono pun­tualmente nel vuoto. In tre giorni il gove­r­no di Kiev ne ha lanciati due intimando ai
 ribelli filo russi di consegnare le armi e ab­bandonare i palazzi occupati. In risposta sono stati occupati nuovi edifici pubblici in altre città. Ogni volta Kiev promette rappresaglie con il ferro e con il fuoco, mai scattate. Domenica Roman Svitan, portavoce delle autorità ucraine nell’Est, annunciava che il gruppo speciale Alfa aveva facilmente liberato il quartier gene­rale della polizia a Slovyansk, dove si so­no sparate le prime raffiche. Notizia in­ventata e ieri i filo russi hanno occupato pure il municipio.Lo stesso ministro del­l’-Interno sulla sua pagina Facebook ha di­chiarato che i pro Mosca contavano di­verse vittime. In realtà è stato ucciso solo un capo locale dei servizi segreti e forse un ribelle.
Mosca giura attraverso il ministro de­gli Esteri, Serghei Lavrov, che non ci sono agenti russi nell’Ucraina orientale, ma Kiev intercetta gli operativi del Gru, il ser­vizio segreto militare, infiltrati fra gli in­sorti che comunicano via radio con il co­mando oltre confine.
Le agenzie di stampa occidentali «spa­rano » la notizia che l’Ucraina orientale è già stata invasa dalle truppe russe sotto mentite spoglie, come era accaduto in Crimea. In realtà gran parte dei ribelli ar­mati sono ex soldati ucraini filo russi,
 Be­rkut, le teste di cuoio della polizia sciolte dal nuovo governo, cosacchi e ufficiali se­paratisti giunti dalla Crimea. Un tenente colonnello di Simferopoli, capitale della penisola, si è fatto filmare su YouTube mentre arringa i poliziotti ucraini diserto­ri nell’Est.
Il Dipartimento di Stato Usa elenca «dieci falsità»di Mosca sulla crisi esplosi­va e accusa i media russi di propaganda in stile fiction. Però gli americani hanno dovuto confermare la rivelazione del­l’Itar­ Tass, che il capo della Cia si era reca­to segretamente a Kiev nel fine settima­na.
Nella guerra dell’informazione Lavrov ha gioco facile a denunciare «l’ipocrisia occidentale. Le violenze sfociate in deci­ne di morti in piazza Maidan a Kiev sono state chiamate democrazia. Le proteste nel sud-est dell’Ucraina vengono consi­derate terrorismo ». Non si possono certo definire «pacifiche» come fanno i russi, quando uomini armati assaltano edifici pubblici,ma l’intervento dell’esercito sa­rà la scintilla che scatena la guerra civile.
Per non parlare dei paramilitari ultra­nazionalisti di Pravy Sektor, che si stan­no mobilitando. Sui media occidentali non se ne parla, ma a loro volta avrebbe­ro l’ordine di occupare gli edifici governa­tivi a rischio o troppo arrendevoli prima che lo facciano i russi.
 
www.gliocchidellaguerra.it
[continua]

video
03 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine


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02 luglio 2014 | SKYTG24 | reportage
Gli uomini neri sul fronte dell'Est
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
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Una nuova Crimea


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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
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Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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