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27 luglio 2014 - Attualità - Ucraina - Il Giornale
Guerra di sanzioni Putin ora vuol chiudere il colosso McDonald’s
La «guerra» delle sanzioni per l'Ucraina continua, ma «attaccare» i russi è come scherzare con il fuoco. Per non parlare della bordata della Casa Bianca, che da oltreoceano accusa apertamente il presidente Vladimir Putin della tragedia del Boeing civile abbattuto nell'Ucraina orientale.
L'Unione europea ha messo nel mirino i vertici dei servizi segreti di Mosca. Da ieri la lista nera di Bruxelles si è allungata ad altri 15 personaggi, non solo russi, oltre a 18 entità sottoposte al bando dei visti e congelamento dei beni sul territorio comunitario. Fra i nomi di spicco, Mikhail Fradkov, direttore dei servizi di intelligence per l'estero e Aleksandr Bortnikov, capo del potente Fsb, erede del Kgb, i Servizi di sicurezza federali. La Ue li accusa di coinvolgimento «nel definire la politica del governo russo di minaccia dell'indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina». Sotto tiro delle sanzioni è finito anche Sergei Beseda, il responsabile del dipartimento delle operazioni internazionali dell'Fsb. Pure quattro membri del Consiglio di sicurezza russo presieduto da Putin sono stati sanzionati.
Bruxelles ha colpito anche Ramzan Kadirov, il padre-padrone filo russo della Cecenia per le sue «dichiarazioni in sostegno dell'annessione illegale della Crimea e dell'insurrezione armata in Ucraina». Il mese scorso aveva annunciato di essere pronto a inviare 74mila volontari ceceni a combattere al fianco dei separatisti filo russi.
Mikhail Degtyarev, deputato della Duma, è stato sanzionato per l'annuncio dell'inaugurazione «dell'ambasciata de facto» dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk a Mosca.
I russi sono inferociti, ma il ministero degli Esteri ha reagito con polemica ironia sulle sanzioni ai vertici dell'intelligence: «Decisioni del genere saranno accolte con entusiasmo dalla comunità terroristica globale». Mosca accusa l'Unione europea di essere stata «imbeccata da Washington» e di aver messo «a repentaglio la cooperazione in materia di sicurezza, compresa la lotta contro la proliferazione di armi di distruzione di massa, il terrorismo e il crimine organizzato».
Nel braccio di ferro fra Usa e Russia è finita anche la catena Mc Donald's. Ufficialmente non è una rappresaglia, ma da giugno gli hamburger più famosi al mondo sono nel mirino russo. L'agenzia federale per la protezione dei consumatori, Rospotrebnazdor, ha avviato un'azione legale contro il simbolo del fast food americano per troppe calorie.
Nulla in confronto alle reazioni che il Cremlino sta già preparando e potrebbero scatenare un devastante effetto boomerang. Non solo: martedì prossimo dovrebbero venire annunciate a Bruxelles ulteriori sanzioni finanziare per colpire le banche russe. Un rapporto della Ue, però, ha fatto notare che il 47% dei bond degli istituti russi, che si aggirano sui 7,5 miliardi di euro, arrivano dal mercato finanziario comunitario.
Assieme alle nuove sanzioni è arrivata la bordata dalla Casa Bianca sull'abbattimento del Boeing malese. Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca, ha dichiarato: «Sappiamo che il missile che ha abbattuto l'aereo è stato lanciato da un'area controllata dai ribelli. Vladimir Putin e i russi sono colpevoli di quella tragedia». Un'accusa pesante, ma per ora senza prove nonostante un satellite Usa fosse in orbita sull'area nel momento della della catastrofe.
[continua]

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari provenienti da paesi europei come Italia, Svezia, Finlandia e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte di Mariupol, una città costiera nell’Est dell’Ucraina. Una dozzina di volontari stranieri, che sostengono di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all’arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell’est dell’Ucraina, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell’Interno. Fra i volontari europei, l’italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c’è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall’estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come “gli uomini neri”.

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