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07 febbraio 2016 - Prima - Egitto - Il Giornale
Ucciso con un colpo in testa Regeni tradito dia suoi contatti
Uno dei tasselli della tragica fine di Giulio Regeni è il suo telefonino mai più ritrovato. Sul cellulare aveva contatti e messaggi, che possono aver scatenato un pesante interrogatorio finito male di qualche squadra paramilitare egiziana. Questo era il timore dei nostri servizi fin dalla sparizione del giovane friulano il 25 gennaio, quinto anniversario della rivolta di piazza Tahir contro il precedente regime. Regeni non era solo un ricercatore dell'università di Cambridge, al di sopra delle parti, ma un giovane schierato contro il nuovo corso dell'ex generale Abdel Fattah Al Sisi, come dimostrano i suoi scritti.Dal cellulare è partito l'ultimo suo segnale di vita: un sms ad un amico prima di sparire nel nulla. Gli investigatori italiani giunti al Cairo per indagare assieme agli egiziani vogliono capire quale sia stata l'ultima cella agganciata dal telefonino di Regeni e le altre sul suo tragitto. Così si individuerà la zona esatta della capitale dove è stato preso. E gli altri cellulari attorno compresi quelli dei suoi carnefici. Un altro punto di partenza delle indagini sono le immagini delle telecamere, fondamentali nel giorno dell'anniversario della rivolta, lungo la metropolitana che sarebbe stata presa da Regeni e fuori. A patto che gli egiziani collaborino veramente.Ad un certo punto la batteria del cellulare della vittima è stata staccata rendendo il telefonino non più rintracciabile. La sua sim, però, con contatti e messaggi, deve essere stata controllata attirando l'attenzione di chi lo ha torturato.Uno dei contatti era Hoda Kamel, che ieri pomeriggio ha partecipato alla fiaccolata davanti all'ambasciata italiana al Cairo in ricordo di Regeni. «Venne da noi per incontrare alcuni membri dei sindacati indipendenti per la sua ricerca - ha spiegato - L'ho visto circa cinque o sei volte, diciamo due volte al mese, assieme a rappresentanti sindacali». Kamel dirige l'organizzazione non governativa «Centro per i diritti economici e sociali», più volte perquisita dalla polizia. In dicembre è stato arrestato un altro ricercatore e giornalista, Ismail Alexandrani, collegato al comunista Khaled Alì dello stesso Centro. L'accusa è di far parte dei Fratelli musulmani, fuorilegge in Egitto e di aver diffuso notizie false. L'avvocato del Centro per i diritti economici e sociali, che si occupa di Alexandrani, è uno dei primi legali ad aver lanciato l'allarme per Regeni.Non a caso «diversi amici e colleghi» del giovane friulano sono stati interrogati negli ultimi giorni dalla polizia, che non ha arrestato alcun sospetto, come era stato annunciato da fonti anonime della sicurezza venerdì sera. Il generale Ashraf al Anany, dell'ufficio stampa del ministero dell'Interno del Cairo, ha smentito qualsiasi arresto di criminali comuni legati al caso. Fra false notizie e depistaggi l'ultima indiscrezione egiziana è che non si esclude la pista di «gruppi di estremisti» intenzionati a sabotare le relazioni tra Egitto e Italia.Ieri la salma di Regeni è tornata in patria assieme ai genitori del ragazzo friulano. Ad attenderli il ministro della Giustizia Andrea Orlando ed il presidente della Commissione Esteri, Pier Ferdinando Casini. «Sono presente per affermare il mio profondo cordoglio e quello del governo» oltre «alla volontà che si arrivi al più presto alla verità e sia fatta giustizia» ha detto Orlando.Il corpo è stato trasportato al Policlinico di Roma Umberto I per l'autopsia: secondo le prime analisi, oltre agli «evidenti segni di tortura», il giovane sarebbe morto per un colpo ricevuto alla testa.
[continua]

video
23 febbraio 2016 | Porta a Porta | reportage
Il caso Regeni
Un video, denunce pubbliche dei pericoli per gli studenti in Egitto e scritti militanti mostrano un altro volto dei referenti accademici inglesi di Giulio Regeni. Non sono solo professori universitari, ma attivisti contro il regime egiziano oppure erano a conoscenza dei rischi della ricerca al Cairo dello studente friulano. Lo rivela il numero di Panorama in edicola con un titolo forte: “Le colpe dei docenti di Cambridge”.

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10 febbraio 2016 | Sky Tg24 | reportage
Il caso Regeni
I misteri di un'orribile moret al Cairo. I suoi supervisori dell'università di Cambridge lo avevano messo in guardia sui rischi che correva?

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21 agosto 2013 | Uno Mattina | reportage
I Fratelli musulmani piegati dalla piazza e dai militari
Sull'Egitto i grandi inviati sono rimasti infatuati dai Fratelli musulmani duramente repressi, ma gran parte degli egiziani non stava più con loro e non li considerava delle vittime

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radio

15 febbraio 2016 | Zapping Radio uno | intervento
Egitto
Misteri e sospetti sulla morte di Regeni
Ospedali Bombardati in Siria.Non si fermano i raid:Germano Dottori analista strategicoLuiss,Gastone Breccia esperto Medio Oriente,Loris De Filippi presidente MSF. I misteri ed i sospetti sulla morte di Regeni:Fausto Biloslavo.

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07 aprile 2016 | Zapping Rai Radio 1 | intervento
Egitto
Regeni: la pista inglese
Le referenti accademiche di Regeni sono protette da un insolito tabù mediatico e governativo. In realtà proprio il ruolo delle docenti di Cambridge potrebbe indirizzare verso il movente dell’orribile fine del giovane ricercatore. Maha Abdulrahaman, la sua tutor di origini egiziane, l’11 giugno dello scorso anno aveva tenuto una conferenza sui “Diritti umani in Egitto” a Cambridge nella sede di Amnesty international, che ha lanciato la campagna “verità per Giulio”. La conferenza denunciava le “forme di repressione contro giornalisti, studenti, attivisti, lavoratori e cittadini ordinari”. Pur conoscendo bene i pericoli ha controfirmato l’analisi del rischio presentata da Regeni all’università per poter andare al Cairo. La sua sodale, Alexander, ha storto il naso contro la “tardiva” presa di posizione britannica: “Quando un dottorando viene torturato ed ucciso i ministri sembrano riluttanti a dire qualcosa di critico sulle autorità egiziane”. In ottobre con Regeni al Cairo, grazie ai suoi contatti, la docente di Cambridge pubblicava un’analisi proponendo l’alleanza fra gli attivisti di sinistra ed i Fratelli musulmani “capace di farla finita con il regime del generale” Al Sisi, presidente egiziano. Il 25 ottobre firmava un appello contro la visita del capo dello stato egiziano a Londra, poi pubblicato su Ikhwanweb, il sito ufficiale dei Fratelli musulmani. Il 4 novembre con Regeni sempre in prima linea al Cairo arringava la piazza a Londra bollando Al Sisi come “un assassino” sollevando l’entusiasmo e lo sventolio delle bandiere della Fratellanza. Il tutto immortalato in un video, che non può essere sfuggito ai servizi inglesi ed egiziani. Alexander fin dal 2009 è in contatto con Maha Azzam, presidente dell’Egyptian Revolutionary Council, il governo ombra dell’opposizione ad Al Sisi con sede a Ginevra. La Farnesina non ha mai voluto commentare questa parte, inquietante ed ambigua, del caso Regeni, che potrebbe portare al movente del delitto.

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