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25 maggio 2022 - Esteri - Ucraina - Panorama
Quegli ultrà nel mirino di Putin
“Noi nazisti? E’ Putin che assomiglia a Mussolini” dichiara senza alcun dubbio Sergei Korotkikh, nome di battaglia “il nostromo”, nella stanza bunker sotterranea ricavata in un albergo occupato a Kiev. Il quartier generale del battaglione O, una delle unità con simpatie di estrema destra, ai tempi dei russi alle porte della capitale. Gli “uomini neri” di vari reparti ucraini, tutti volontari, che il Cremlino vede come il diavolo, saranno al massimo 5mila su un totale di 120mila uomini dell’esercito e 60mila riservisti della Difesa territoriale. Il blocco politico ultra nazionalista di riferimento, tutto assieme, non supera il 3% dei voti. Per questo la propaganda russa non regge quando parla di “denazificazione” dell’Ucraina che non è il quarto Reich.
Gli “uomini neri” più famosi sono i volontari del reggimento Azov, coraggiosi difensori di Mariupol che dopo 82 giorni di strenua resistenza, barricati assieme ad un reparto di marines nell’acciaieria Azovstal, hanno accettato la resa, almeno in parte. Kateryna Prokopenko, 27 anni, moglie del barbuto comandante dell’impossibile resistenza e Yulya Fedosiuk, 29, consorte di un altro ufficiale di Azov hanno incontrato l’11 maggio il Papa per scongiurarlo di salvare i loro cari ed i combattenti asserragliati nell’ultima ridotta. La vicepremier, Irina Vereshchuk, ha garantito l’avallo politico per le trattative con Mosca per los scambio di prigionieri. Kiev ha diversi ufficiali dell’armata di Mosca oltre ad avere arrestato l’oligarca filo russo Viktor Medvedchuk, che avrebbe dovuto prendere il posto del presidente Volodymir Zelensky se i sabotatori russi fossero riusciti a catturarlo o ucciderlo come hanno cercato di fare nei primi giorni di guerra.
Denis Prokopenko, il tenente colonnello che ha comandato Azov a Mariupol, è diventato un eroe nazionale e un’icona della resistenza in Occidente applaudito anche da sinistra. Nel 2019, quando il presidente Zelensky gli conferì l’Ordine di Bohadn Kmelnytsky “per il coraggio in combattimento” si rifiutò di fare il saluto militare. Azov non amava il presidente, ma  Danilo Brusov, portavoce del partito di estrema destra Corpo nazionale, costola politica di Azov, garantisce in mimetica e kalashnikov a tracolla, che “adesso siamo tutti uniti contro i russi”. Prokopenko, nome di battaglia “Redis”, laureato in lingue ed ex ultrà della Dynamo Kiev combatte perchè l’Armata rossa sterminò la sua famiglia nel 1939. Il nonno, finlandese della Carelia, fu l’unico a sopravvivere e tramandò la giustificata avversione nei confronti dei russi.
Gli uomini di Azov, fra i 2000 e 3000, sono stati integrati nella Guardia nazionale nel 2014 dopo la riconquista di Mariupol che allora era in mano ai separatisti filo russi. Il fondatore Andriy Biletsky è entrato in Parlamento. Azov è sempre stato accusato di nostalgie neo naziste. Il simbolo sulla bandiera, che vuol dire “idea nazione”, ricorda quello del movimento di estrema destra italiano Terza posizione e assomiglia alla runa dente di lupo, stemma della divisione SS Das Reich. “Siamo ultra nazionalisti, ma demonizzarci tutti come una banda di nazisti mi sembra una belinata, per dirla alla ligure” commentava nel 2014 Francesco, volontario italiano di Azov. Quando suonava il cellulare al suo capo squadra sulla schermata compariva una svastica.
I finanziatori iniziali erano oligarchi come Igor Kolomoisky, ucraino con cittadinanza israeliana, che con il suo impero mediatico ha lanciato la fiction “Servitore del popolo” interpretata da Zelensky nelle vesti di presidente per caso dell’Ucraina. Poi è diventata realtà. Pure Serhiy Taruta, miliardario, ex governatore della regione di Donetsk, avrebbe finanziato Azov.
Anche dall’altra parte della barricata, nel Donbass in mano ai filo russi, ci sono militanti di estrema destra come il noto Andrea Palmeri, soprannome “generalissimo”. Quarantenne di Lucca ex di Forza nuova, era il leader dei Bulldog, gli ultrà della squadra di casa. Latitante per una condanna sul reclutamento di combattenti è stato ferito durante un addestramento e non sarebbe più in prima linea. L’ultimo messaggio su Facebook è del 18 aprile: “Quella che accade in Ucraina (…) È la guerra tra la Russia e la sua visione del mondo, imperiale, sovietica, tradizionalista e multipolare e il mondo della finanza mondialista angloamericana monopolare. La terza via non esiste”.
Un’altra unità ucraina controversa, ma molto combattiva, è il battaglione Aidar, che ha preso il nome dal fiume nella regione di Luhansk dove i suoi uomini sono stati impegnati in sanguinosi scontri nel 2014, all’inizio della guerra nel Donbas. “Occhio a quelli. Sono pericolosi e non hanno pietà” spiegava Alexander, che si è addestrato con Azov, quando un manipolo di Aidar, armato fino ai denti, ci è sfrecciato davanti su un fuoristrada sul fronte nord di Kiev prima del ritiro dei russi. Nel 2014 Amnesty international ha accusato Aidar di crimini di guerra e il reparto si è sciolto un anno dopo. In seguito l’hanno ricostruito come 24imo battaglione d’assalto dell’esercito ucraino che ha perso 130 uomini nel Donbas. I suoi leader, come Serhiy Melnychuk, hanno avuto fortune politiche alterne e nessuno è stato rieletto nel 2019. Sia Azov che Aidar hanno sempre arruolato volontari provenienti da tutta Europa con ideologie fasciste. I giovani del nord avevano sul braccio il tatuaggio di Odino ed il cecchino più famoso degli ultra nazionalisti è lo svedese Mikael Skillt. Membro del Svenskarnas parti, movimento etnico nazionalista, ex soldato, aveva una taglia dei filo russi sulla testa di 5mila €, che in Ucraina sono un anno di paga media.
Korotkikh, uno dei fondatori di Azov, ha messo in piedi i battaglioni O e Squalo, una nuova legione straniera ultra nazionalista. Nato a Togliattigrad e poi cresciuto in Bielorussia è uno dei nemici pubblici numero 1 del Cremlino. Basso, muscoloso e barbuto va orgoglioso della sua rivoltella con calcio e fondina di coccodrillo “che ho ucciso con le mie mani”. Nel suo bunker pieno di armi è appesa alla parete la bandiera di Azov. “Diversi russi e bielorussi, oppositori del regime di Putin, combattono al nostro fianco. Nel 2014, quando comandavo il reparto esploratori del battaglione Azov, avevo diversi italiani, compresi cecchini” spiega “il nostromo”. Nella mensa della formazione paramilitare si mescolano il polacco, l’inglese e il russo. Korotkikh all’inizio della guerra confermava: “Nuovi volontari stanno arrivando e una cinquantina sono già a Leopoli (nell’ovest del paese nda) pronti ad unirsi alla brigata. Ovviamente gli italiani sono i benvenuti”.
Fausto Biloslavo

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20 luglio 2014 | Russia 1 | reportage
Gli uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri".

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14 marzo 2014 | TG5 | reportage
Gli italiani di Crimea
Gli italiani di Crimea, emigrati nella penisola oltre duecento anni fa, furono deportati in Siberia e decimati da Stalin, che li considerava una spina nel fianco durante la seconda guerra mondiale. Poi sono tornati a Kerch, vicino all'ex confine con la Russia. Gli italiani di origine sono ancora 500.

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03 marzo 2014 | TG5 | reportage
In Crimea ultimatum dei russi alle basi ucraine


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27 marzo 2014 | La notte di radio uno | intervento
Ucraina
Crimea, i trenta giorni che sconvolsero l'Europa


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16 aprile 2014 | Radio IES | intervento
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Una nuova Crimea


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26 maggio 2014 | RadioVaticana | intervento
Ucraina
Il nuovo presidente ucraino e la guerra civile nell'Est
I rapporti con Mosca, la crisi economica, la secessione del Donbas e lo spettro della guerra civile sempre più sanguinosa.

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