LIBRO E MOSTRA Gli occhi della guerra 
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																						Gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage in prima linea. Per questo gli occhi della guerra diventano il titolo di un libro fotografico. Un libro per raccontare, con immagini e sguardi fugaci, 25 anni di servizi dai fronti più caldi del mondo. 
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																						REPORTAGE Taiwan In attesa del peggio 
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																						| TAIPEI - Le urla strazianti sembrano vere. I corpi distesi a terra, sedie e tavoli ribaltati, sirene d’allarme e gente presa dal panico rendono l’idea di cosa potrebbe accadere se i missili di Pechino piombassero su Taiwan, l’isola libera dell’estremo Oriente che la Cina considera roba sua. L’esercitazione di primo soccorso è organizzata dall’Accademia Kuma, che usa come stemma l’Orso nero, simbolo nazionale, con un fucile a tracolla.  | 
																					 
																					
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																							I libri degli altri 
																								 
																								 HEZBOLLAH 
																							 
																							
																								
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																									autore: Gian Michalessin 
																											editore: Boroli Editore 
																											anno: 2006 
																											pagine: 223 
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																							Marcia o muori è il motto della legione straniera, ma Gian  
Micalessin, giornalista da prima linea, l’ha vissuto sulla sua pelle  
dall’Afghanistan al Kosovo. Nel 1983, quando abbiamo iniziato ad  
appassionarci assieme ai reportage di guerra, eravamo al seguito dei  
mujaheddin, i partigiani afghani che combattevano gli invasori  
dell’Armata rossa. Vestiti come loro, con tanto di turbante,  
mangiavamo quel poco che passava il convento e rischiavamo la pelle  
sotto i bombardamenti aerei dei sovietici, per raccontare una delle  
tante guerre dimenticate di allora.
Centinaia di chilometri a piedi e un po’ a cavallo, fra i monti e  
pietraie afghane, dove il caldo soffocante di giorno ed il gelo di  
notte ti facevano schiattare. Per portare a casa la pelle ed il pezzo  
valeva solo un motto: marcia o muori.
Una quindicina d’anni dopo nel Kosovo serbo, dove nasceva la  
guerriglia indipendentista Gian ed io ci siamo ritrovati di nuovo  
assieme in prima linea. Dopo essere finiti in un’imboscata dai serbi,  
con i proiettili traccianti che schizzavano davanti ai piedi, ci  
siamo salvati per miracolo. L’unica via di fuga erano le Alpi  
“maledette” al confine con l’Albania. Un tragitto impervio e  
pericoloso da percorrere di notte, perché all’alba gli elicotteri  
sono venuti a cercarci come avvoltoi. Anche questa volta, marcia o  
muori e ce l’abbiamo fatta, portando a casa un buon reportage.
La bravura e la dedizione di Gian nel giornalismo di guerra è nata  
con la scuola dell’Albatross, un’agenzia di tre giovani free lance  
triestini che volevano girare il mondo, raccontare i conflitti e  
guadagnarsi la pagnotta alla rincorsa di una vita spericolata, come  
cantava Vasco Rossi. Micalessin è uno dei tre e quando iniziò questo  
mestiere lo chiamavamo affettuosamente “Gian banana”, per il suo  
ardito ciuffo di capelli. Oggi ha 46 anni, una pelata come Jul  
Brinner e quasi un quarto di secolo di giornalismo in prima linea  
alle spalle. Con i suoi articoli e reportage filmati ha raccontato  
oltre trenta conflitti documentando le guerre più famose e quelle più  
ignorate.
In Mozambico, il 19 maggio 1987, abbiamo perso il pilastro  
dell’Albatross, Almerigo Grilz, il primo giornalista italiano ucciso  
in battaglia dalla fine della seconda guerra mondiale.
Anche Gian ha avuto le sue disavventure come nello Yemen, in guerra  
fra nord e sud, quando l’hanno sbattuto in una sordida galera non  
molto diversa dai tempi avventurosi di Lawrence d’Arabia. Oppure in  
Somalia, dove per settimane non sapevamo più nulla di lui e  
guardavamo sconsolati le mappe del desolato paese del Corno d’Africa  
travolto dal caos della guerra civile. Per non parlare dell’Iraq,  
quando per raggiungere i soldati italiani a Nassiryah ha sfidato la  
rivolta degli estremisti sciiti dell’Esercito del Mahdi.
Ogni volta è riuscito a cavarsela affinando il suo modo di scrivere e  
trasformando gli articoli dal fronte in racconti tragici ed  
entusiasmanti allo stesso tempo. Indimenticabili i pezzi sul  
genocidio in Ruanda con braccia e gambe delle vittime sepolte  
sbrigativamente nelle fosse comuni, che spuntavano dalla terra e  
diventavano pasto per i cani. Oppure da Grozny, dove ha raccontato la  
guerra spietata, fra ceceni e russi, una vera bestia nera che fa  
venire un brivido lungo alla schiena a tutti i reporter che l’hanno  
vissuta.
Gian non è solo un giornalista di penna. All’Albatross si è fatto le  
ossa con le vecchie macchine fotografiche reflex e poi ha raccolto da  
Almerigo il testimone dei reportage filmati. I suoi sono gli “occhi”  
della guerra come dimostrano le prime foto di battaglia dalla giungla  
birmana dei partigiani Karen, oppure i filmati nei Balcani. Un  
cacciatore di immagini , che non si inventerà mai un pezzo da prima  
linea al bordo della piscina dei grandi alberghi.
Il Medio Oriente lo ha rapito e assieme siamo tornati a vivere i  
reportage sulla prima Intifada dividendoci ogni mattina il fronte  
palestinese o israeliano, Gaza o Ramallah, Gerusalemme est ed ovest.  
Una volta l’hanno scambiato per israeliano nelle roccaforti  
palestinesi, ma un’altra riusciva ad intervistare il bombarolo del  
Jihad o delle brigate di Hamas super ricercato. In Libano girava con  
un ex miliziano cristiano, ottima guida nel sud roccaforte degli  
sciiti, mentre altri colleghi si facevano imbeccare da interpreti  
partigiani. Finalmente ha messo a frutto la sua esperienza sul  
terreno per scrivere “Hezbollah, il partito di Dio del terrore e del  
welfare”. Il problema è che Gian non ha mai tempo, fra articoli e  
filmati, neppure, come lui stesso scrive, di sposarsi e fare figli.  
La sua vita è il campo di battaglia.
 FAUSTO BILOSLAVO 
																							
																							
																							 
																								
																								 
																							 
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