LIBRO E MOSTRA Gli occhi della guerra
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Gli occhi della guerra incrociati in tanti reportage in prima linea. Per questo gli occhi della guerra diventano il titolo di un libro fotografico. Un libro per raccontare, con immagini e sguardi fugaci, 25 anni di servizi dai fronti più caldi del mondo.
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REPORTAGE Speranza e paura nella nuova Siria dei talebuoni
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DAMASCO - “Vedi quelle colline con le grandi ville? E’ tutto proprietà di Assad e ci vivono i suoi fedelissimi, che hanno messo da parte le armi, tante armi e anche qualche carro armato. Si preparano al peggio e hanno un piano in mente”. Ahmed è un alauita, la setta sciita del dittatore di Damasco fuggito in Russia, ma gironzola ancora fra i resti anneriti dalle fiamme del grande mausoleo di al Qordaha, dedicato al fondatore della dinastia Hafez al Assad. La suntuosa tomba è stata spogliata di tutto, come gli altri palazzi simbolo degli Assad, ma il corpo non c’era ed i nuovi conquistatori, ex ribelli jihadisti o presunti tali, si sono portati via i resti del figlio primogenito e prediletto, Bassil morto in un incidente d’auto. |
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I libri degli altri
Da Marrakech a Baghdad Viaggio nel calcio di Allah
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autore: Luigi Guelpa
editore: Limina
anno: 2007
pagine: 204
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Benvenuto nel calcio di Allah non è solo un libro sul gioco più famoso del mondo all’ombra dei minareti. Pagina dopo pagina il riuscito gioiellino di Luigi Guelpa si rivela come un incastro di storie così poco conosciute, sorprendenti e talvolta imbarazzanti, che si leggono tutte d’un fiato.
Non si tratta del racconto classico sul mondo del pallone, seppure
esotico, ma di uno spaccato della realtà islamica di molti paesi dove
l’ultimo dei muezzin conta più dell’allenatore della nazionale.
Se a Kabul anche le ragazze possono sognare Beckham con una
squadretta di calcio tutto pepe e poco burqa è anche vera l’altra
faccia della medaglia. I soldati della Nato in Afghanistan avevano
pensato bene di regalare palloni, per far dimenticare la guerra. Sul
cuoio hanno inciso le bandiere di tante nazioni, compresa quella
saudita, che contiene i versi del Corano. Apriti cielo: i mullah sono
insorti accusando gli “infedeli” di costringere gli afghani a
prendere a calci l’Islam. I palloni sono stati ritirati.
Nel libro di Guelpa non mancano storie del genere e anche più
tragicomiche. Come la fatwa, l’editto islamico, che impone ai devoti
musulmani il gioco del calcio in nome della guerra santa. Oppure la
partita senza storia, fra la Francia ed il Kuwait, quando lo sceicco
di turno voleva portare in campo un dromedario come mascotte.
Di calcio me ne intendo poco, ma girando il mondo per raccontare la
parte malata dell’umanità, travolta dalle guerre, ho imparato che
Paolo Rossi o Del Piero sono dei miti universali. Con i volontari
jihadisti alla corte di mullah Omar, il capoccia guercio dei
talebani, che arrivavano dal Pakistan a Kandahar ho rotto il ghiaccio
grazie ai mondiali di Spagna. La prima cosa che ti chiedono gli
orfani di guerra di mezzo mondo sono quaderni, penne biro e palloni
per giocare a calcio. Una partitella fra un bombardamento ed
un’imboscata è il modo per rilassarsi di tanti soldati in missione
all’estero.
Dopo “Manicomio fra i pali” un altro gioiellino di Guelpa questo
libro sull’Islam e il pallone, oltre alle curiosità, apre una
finestra su un mondo inesplorato. I non addetti ai lavori resteranno
affascinati da personaggi mai sentiti come Mido Hossam, centravanti e
paladino del calcio egiziano, soprannominato nel libro l’Antonio
Banderas delle piramidi. Per non parlare di Bernd Stange l’allenatore
tedesco che ai tempi della dittatura di Saddam cercava di mettere in
piedi la nazionale irachena sotto le bombe americane. Oppure Aziz
Bouderbala, mito calcistico del Marocco, che nominato in un bazar ti
permette di abbassare il prezzo di qualsiasi trattativa.
Benvenuti nel calcio di Allah è anche un racconto di viaggi, di odori
e sensazioni nel deserto attorno a Dubai o nel disordine organizzato
di Marrakech. Forse non manca la fantasia, ma la penna dell’autore
tratteggia abilmente calciatori dimenticati all’aeroporto, goleador
brasiliani che si improvvisano inviati di guerra, centravanti che
giocano nella squadra di Osama Bin Laden e allenatori mercenari in
Sudan.
Luigi Guelpa l’ho conosciuto quando dirigevo Notizia Oggi Vercelli,
in mezzo alle risaie, in una delle mie tante vite giornalistiche. Dal
primo momento avevo capito di avere di fronte un giovane con passione
per un mestiere dove andare avanti con le proprie forze non è facile.
Luigi non ha mai mollato e come per ogni allievo a cui ti affezioni
vedevo nella sua baldanza professionale un po’ di me stesso. Per lui
speravo in un futuro da inviato di guerra, ma invece ha scelto il
giornalismo sportivo. Come dimostra questo libro ha fatto bene, anzi
ha fatto gol.
Fausto Biloslavo
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